In tanti stanno cercando la cura e in particolar modo il vaccino per contrastare il Covid19. Come trovare una cura per sconfiggere il virus? Tutto è ancora in alto mare. Andiamo a scoprirne di più.
L’obiettivo principale è quello di trovare le risposte al rebus Covid10 nel sangue. Ma in quale modo? Facile con un test che consenta di riconoscere velocemente se un individuo ha sviluppato o meno l’immunità al virus che sta continuando la sua corsa in tutto il mondo.
Il solco è stato per ora tracciato dal continente asiatico con il supporto di apposite applicazioni che permettono di tracciare le persone immuni. Inghilterra, America e altre nazioni sono pronte a seguire da subito le orme della Cina. Nel nostro paese ancora invece non è stata presa una decisione concreta a riguardo.
C’è chi già sta iniziando a muoversi per conto suo per il bene della propria nazione, estendendo tale test anticorporale a tutto il paese, ridando uno spacco fedele dell’intera popolazione, non solamente limitandosi a individui più esposti al rischio di contagio da Covid19.

Quanto appena detto è accaduto di recente ad comune di 6.000 persone Robbio provincia di Pavia. Roberto Francese non altro che il sindaco ha proposto ad ogni cittadino di fare il prelievo del sangue andando al Palasport comunale su appuntamento, chi aveva i primi sintomi, invece, ha potuto fare il test comodamente da casa propria. Il costo? 45 euro. Per le persone che non potevano al momento concedersi tasle spesa per fortuna è intervenuto il Comune che ha pagato tutto.
Ogni provetta è stata successivamente affidata al laboratorio privato Omnilab di Milano. La notizia dell’iniziativa del sindaco di Robbio ha immediatamente fatto il giro non solo dell’Italia ma di tutto il mondo ricevendo il supporto di enti governatici come il Comitato nazionale di ricerca.
Uno dei suoi membri, l’immunologa Luisa Bracci Laudiero, contattata da Business Insider Italia, ha voluto confermare l’importanza del test per “avere uno screening accurato degli asintomatici positivi”.
Il sindaco ha svelato in esclusiva tutti quanti i risultati delle varie analisi a tappeto sul comune lombardo.
“Abbiamo dati parziali. Delle 1.000 persone che per ora hanno effettuato il test, il 10% ha sviluppato anticorpi specifici al Covid-19 dopo aver contratto il virus, di cui l’80% è risultato asintomatico. Un numero che sembra amplificare notevolmente i dati ufficiali che ci raccontano di soli 23 pazienti positivi a Robbio. I casi che fino ad oggi erano “sommersi” sono già stati contattati dalle autorità”.
Con le corrette proporzioni, quindi, la statistica indicherebbe che il dato esteso su scala nazionale equivarebbe a più o meno 6 milioni di persone – italiane – positive al test dell’immunità. L’analisi continuerà nei prossimi giorni con il resto della popolazione di Robbio, mentre per quanto concerne altri paesi vicini hanno già scelto di seguire l’esempio del sindaco Francese.
“Le indicazioni del tampone e del test sierologico non sono sovrapponibili, ma complementari – è quanto spiega Giancarlo Icardi, direttore dell’unità operativa di Igiene dell’ospedale San Martino di Genova, che insieme alla sua equipe ha avviato un progetto sperimentale volto a studiare l’immunità del personale sanitario ligure – Il primo è un metodo di ricerca diretta del virus, prettamente diagnostico: mi dice se un soggetto sospetto è stato attaccato o meno dal Covid-19 in un dato istante. Il secondo, invece, è indiretto: attraverso dei reagenti si va a verificare la presenza degli anticorpi specifici del Sars-CoV-2. Uno ci offre una semplice fotografia, l’altro un intero album, la cosiddetta ‘memoria immunologica’ del paziente”.
Differenti, dunque, saranno gli obiettivi: se l’esame, in caso di positività, predispone la quarantena per accertare le cure ed evitare altri contagi, la sierologia, in una seconda fase dalla pandemia da Covid19, quella che Giuseppe Conte nell’ultima conferenza stampa da Palazzo Chigi ha chiamato con il termine Fase 2, consentirà a tutti quanti di fornire i numeri reali del fenomeno e prevenire una seconda ondata che sarebbe ancora peggio.
“L’indicazione dell’Istituto Superiore della Sanità è stata chiara: bisogna fare il tampone solo a chi presenta sintomi – le parole di Matteo Bassetti, direttore del reparto di Malattie Infettive del San Martino – Effettuare 60 milioni di tamponi sarebbe un sforzo economico immane per il sistema sanitario e oltretutto inutile in quanto il risultato è contingente. La chiave è limitarlo ai soggetti con i sintomi più gravi per poi dedicarsi ad un’applicazione nazionale del test ematico”.
Stando a quanto ha voluto ricordare nei giorni scorsi il comitato tecnico-scientifico, gli esami anticorporali sul mercato, più o meno 100, sono «nuovi e devono perciò essere validati e standardizzati garantendo sensibilità e specificità».
“Lo studio di campioni rappresentativi della popolazione come nel caso di Robbio, però, può essere un punto d’inizio per il ritorno alla normalità – prosegue Icardi – Se si riscontrasse una siero-prevalenza in determinate categorie, ad esempio, il dato potrebbe essere esteso su scala nazionale, permettendo così di applicare l’’immunità per fasce’, una versione più sofisticata dell’’immunità di gregge’, inizialmente caldeggiata dal Primo ministro inglese, Boris Johnson”.
Il test del sangue applicato al coronavirus riscontra due generi di immunoglobuline solo dopo uno specifico periodo. le lgM che vanno ad indicare che l’individuo ha un’infezione in corso, appaiono aggressivamente ma vanno via in maniera veloce e le igG che, contrariamente, riescono a salire con il passare dei giorni. L’ascesa numerica di quest’ultime e l’azzeramento in contemporanea delle igM indica che l’individuo ha superato brillantemente l’infezione sviluppando una sorta di protezione.
“In sintesi la rilevazione simultanea della negatività del tampone faringeo, dell’assenza dei valori IgM e di un’alta percentuale di Igg – termina Bassetti– corrisponde ad un attestato di immunità. La letteratura medica ci rivela finora pochissimi casi di reinfezione. Si ragiona sempre per ipotesi, ma se questo virus è uguale agli altri Coronavirus, la risposta sta nel plasma degli immuni. E più informazioni avremo nei prossimi mesi, prima riusciremo ad arrivare al vaccino”.
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